ultimamente sono stata accusata da persone diverse di prendere troppo sul serio e la vita e la rete. pertanto non mi sento affatto in colpa per quel che sto per scrivere.
stamani sono stata in giro a fare shopping. ufficialmente perché la belva aveva bisogno di un paio di scarpe nuove (in ossequio al mio passato prossimo venturo gli ho comprato un paio di simil-Birkenstock, visto però che siamo italiani gli ho regalato anche degli sciccosissimi sandalini in pelle bianchi, di quelli chiusi e con gli occhi). ufficiosamente perché anche la mamma aveva bisogno di farsi due carezzine all'ego bistrattato, non solo dalle coliche renali.
ecco una parte del bottino di guerra:
camicetta blu con piccole ruches
camicetta a righe bianche e blu
pantaloni alla pescatora blu
abito blu con canotta da muratore (molto in)
con mia enorme gioia, il blu è tornato di moda (praticamente non si usava dall'ottantanove, forse ciò ha a che fare con la vittoria dello scudetto da parte dell'Inter).
è proprio bello, come si dice dalle mie parti, rientrare ne' mi' cenci (quasi taglia 42).
20 giugno 2007
19 giugno 2007
ich verstehe nur Bahnhof
18 giugno 2007
Di interismi ignari 2
Visto che hanno perso la Liga per differenza reti e dopo essere stati primi quasi sempre, visto che sono stati fregati sul fotofinish da Capello e hanno rovinato tutto da soli alla penultima di campionato (pareggiando in casa con l'Espanyol)
loro
fanno sicuramente parte della schiera degli interisti ignari.
non a caso ne ho sposato uno (il più bello, ovviamente)
loro
fanno sicuramente parte della schiera degli interisti ignari.
non a caso ne ho sposato uno (il più bello, ovviamente)
16 giugno 2007
Marlon Brando è sempre lui
Ci sono dei duri in giro. Duri soprannominati dai vicini Marlon Brando (e in effetti somigliano più al Marlon Brando di Fronte del Porto che non alla madre).
Questi duri a due mesi rifiutano la tetta, perché è da bambini piccoli, a quattro pretendono la pappa, a otto vogliono mangiare da soli e unicamente cose da mordere e masticare. Questi duri a un anno vogliono andare al parco non sul passeggino, ma tenendo per mano chi li accompagna (vediamo ancora per quanto), non vogliono baci, né il ciuccio in pubblico, ascoltano Mozart e i Manowar, non sopportano troppe moine da parte di nonne e zie e, quando la mamma se ne va, la salutano con un cenno del capo.
Stamani la casalinga disperata si è messa a passare l'aspirapolvere (cosa che fa di rado, visto che in genere ci pensa il dring, memore del suo passato filippino). Il duro era in un angolo, seduto sulle ginocchia, e ballettava (ma non troppo, è pur sempre un duro) al ritmo di "Sex Bomb", passato alle 9 dalla radio spagnola (la genetica non è un'opinione, evidentemente). Quando l'aspirapolvere è arrivato dalle parti del duro, che fino ad allora era rimasto impassibile e non aveva mostrato l'unico segno di cedimento che si permette, il labbrino, la casalinga disperata si è accorta che stava tremando. Col terrore negli occhi, il duro tremava, ed era bellissimo, forse addirittura più del solito. La casalinga l'ha preso in braccio, l'ha stretto forte forte, però non troppo a lungo, è pur sempre un duro, ed è passato tutto.
E Marlon Brando è sempre lui.
Questi duri a due mesi rifiutano la tetta, perché è da bambini piccoli, a quattro pretendono la pappa, a otto vogliono mangiare da soli e unicamente cose da mordere e masticare. Questi duri a un anno vogliono andare al parco non sul passeggino, ma tenendo per mano chi li accompagna (vediamo ancora per quanto), non vogliono baci, né il ciuccio in pubblico, ascoltano Mozart e i Manowar, non sopportano troppe moine da parte di nonne e zie e, quando la mamma se ne va, la salutano con un cenno del capo.
Stamani la casalinga disperata si è messa a passare l'aspirapolvere (cosa che fa di rado, visto che in genere ci pensa il dring, memore del suo passato filippino). Il duro era in un angolo, seduto sulle ginocchia, e ballettava (ma non troppo, è pur sempre un duro) al ritmo di "Sex Bomb", passato alle 9 dalla radio spagnola (la genetica non è un'opinione, evidentemente). Quando l'aspirapolvere è arrivato dalle parti del duro, che fino ad allora era rimasto impassibile e non aveva mostrato l'unico segno di cedimento che si permette, il labbrino, la casalinga disperata si è accorta che stava tremando. Col terrore negli occhi, il duro tremava, ed era bellissimo, forse addirittura più del solito. La casalinga l'ha preso in braccio, l'ha stretto forte forte, però non troppo a lungo, è pur sempre un duro, ed è passato tutto.
E Marlon Brando è sempre lui.
15 giugno 2007
Anonime paranoie delle notte
Venerdì sera solitario, stò davanti al pc, un pò di malinconia (nostalgia, rimpianto, tristezza) per la solitudine di queste ore randage e per il tempo andato (no, devo trattenermi, no che non ritornerà non lo scrivo), uno sguardo distratto (malizioso, anonimo, triste, abbattuto) và fuori dalla finestra e un sorriso sornione (ambiguo, furbetto, velato di nostalgia, anonimo) che spunta... Il cielo, le stelle, miei unici amici in questa notte senza luna, mi raccontano delle verità segrete (sfuggenti, leggere, silenti). La mia follia di essere umano un pò tradito (abbandonato, triste, in lacrime, incompreso) mi fa sentire dentro qualcosa di meraviglioso e unico: me stessa.
E ripenso a quella piccola bambina... che muoveva i primi passi sulla sabbia, coi suoi piedini teneri (cicciottelli, fragili, insicuri) per mano a mia madre allora ancora tanto bella (giovane, immacolata, innocente), e un brivido mi corre lungo la schiena: potrò mai tornare a quella pace (serenità, spensieratezza, superficialità)? Quel tempo andato (no, dai, Chiara, no, non scrivere che non ritornerà), quei sogni di bambina spaurita (innocente, semplice, sempre allegra)... Addio. Un addio tra lenzuola, magia, cuscino, atmosfera, respiri e brividi (di nuovo lungo la schiena).
Come dice Carmen Consoli (o Baricco, o Coelho, o Böll, o Hesse): il venerdì sera, se siete a casa da soli, non vi mettete a leggere blog a caso, rischiate di venire contagiati e scrivere delle cazzate immani. P.S. Caffè pagato a chi riconosce la citazione nascosta e repressa.
13 giugno 2007
Rinascere velina
Ne sono sempre più convinta, se rinasco, voglio fare la velina.
Almeno inizio a guadagnare presto, metto da parte i soldi della pensione e so da subito che a ventotto-trent'anni sono bell'e fuori dal giro. E non corro il rischio, come chi bazzica il mondo dell'editoria, di avere certa gente che mi fa concorrenza.
Almeno inizio a guadagnare presto, metto da parte i soldi della pensione e so da subito che a ventotto-trent'anni sono bell'e fuori dal giro. E non corro il rischio, come chi bazzica il mondo dell'editoria, di avere certa gente che mi fa concorrenza.
12 giugno 2007
repetita iuvant
chiaccherando con la Feather è venuta fuori un'altra autocitazione.
tempo fa eravamo veramente avanti.
tempo fa eravamo veramente avanti.
Die Weltbestimmerin
Una volta la bimba in età da asilo di due miei amici messicani, abituata a fare tutto quello che le pareva, al compleanno di un altro bambino provò a mettere le mani nella torta. Io gliela tolsi di sotto e le dissi che così non si faceva, che doveva aspettare il momento giusto. Prima il festeggiato avrebbe spento le candeline, poi lei avrebbe avuto sicuramente un pezzo di torta tutto per sé e avrebbe potuto anche mtterci le mani dentro, sopra, sotto o dove voleva. Avrebbe potuto anche sputarci, tanto il piatto era suo e solo suo. Abituata com'era a non sentirsi dire mai di no, questa per lei fu un'esperienza del tutto nuova, illuminante direi.
Da allora, ogni volta che ci trovavamo da qualche parte, mi chiedeva il permesso per fare tutto. E diceva anche agli altri bambini di fare lo stesso, visto che io ero la Weltbestimmerin.
Non andate a cercarlo nel Sansoni, né nel Duden, Weltbestimmerin è un neologismo di sua invenzione, da Welt (cioè mondo) e bestimmen (vale a dire decidere, stabilire, ordinare) e probabilmente vuole dire qualcosa come quella che può decidere quello che vuole, dove vuole.
Siccome non ho mai sfruttato tali poteri, chiedo ai nostri affezionati lettori (che ci sono, lo sappiamo): cosa fareste al mio posto? Qual è la prima cosa che vi verrebbe da fare se poteste fare quello che vi pare?
Da allora, ogni volta che ci trovavamo da qualche parte, mi chiedeva il permesso per fare tutto. E diceva anche agli altri bambini di fare lo stesso, visto che io ero la Weltbestimmerin.
Non andate a cercarlo nel Sansoni, né nel Duden, Weltbestimmerin è un neologismo di sua invenzione, da Welt (cioè mondo) e bestimmen (vale a dire decidere, stabilire, ordinare) e probabilmente vuole dire qualcosa come quella che può decidere quello che vuole, dove vuole.
Siccome non ho mai sfruttato tali poteri, chiedo ai nostri affezionati lettori (che ci sono, lo sappiamo): cosa fareste al mio posto? Qual è la prima cosa che vi verrebbe da fare se poteste fare quello che vi pare?
Concorrenza sleale
Questa donna mi stava già poco simpatica di suo.
Ora ancora meno, visto che ho passato l'ultima mattinata in compagnia del dring (me lo ruba la perfida Albione per cinque lunghi giorni) a cercare le sterline avanzate dall'ultimo viaggio.
E poi una non deve essere gelosa. E' vecchia, brutta e pure stronza. Ma dico io...
11 giugno 2007
autoreferenzialità
mi capita spesso di dire che il Maestro ha già scritto tutto (anzi, TUTTO). c'è però da aggiungere che anche noi di Omfaloscopia siamo sulla buona strada.
oggi mi viene da citarci, mettendo un bel link a questo post.
e, mi raccomando, continuiamo a prenderci poco sul serio.
oggi mi viene da citarci, mettendo un bel link a questo post.
e, mi raccomando, continuiamo a prenderci poco sul serio.
parenti immunofluorescenti
mi dispiace per chi ha sempre in bocca l'espressione 'parenti serpenti'. io ho la fortuna di non pensarla così. la sorella del dring e il marito se ne sono appena andati, dopo un fine settimana tutti insieme appassionatamente, e a me dispiace da morire.
mia cognata è bellissima e non sta mai né ferma, né zitta. è sempre allegra, e non perché ha un master in marketing d'impresa.
mio cognato (che fa l'elettricista e ciò giustifica, almeno in parte, l'aggettivo del titolo) è un tesoro. ieri ha insegnato a Leonardo a fare no col dito quando vede Alonso in tv. e mi ha messo sul cellulare la suoneria di 'Pazza Inter, amala'. così, quando suona, può anche farmi piacere.
(si chiama proprio così)
mia cognata è bellissima e non sta mai né ferma, né zitta. è sempre allegra, e non perché ha un master in marketing d'impresa.
mio cognato (che fa l'elettricista e ciò giustifica, almeno in parte, l'aggettivo del titolo) è un tesoro. ieri ha insegnato a Leonardo a fare no col dito quando vede Alonso in tv. e mi ha messo sul cellulare la suoneria di 'Pazza Inter, amala'. così, quando suona, può anche farmi piacere.
(si chiama proprio così)
10 giugno 2007
Rose, parole e varia vermità
Stabilito che ultimamente come parlo vengo fraintesa, oggi scrivo qualcosa di terribilmente autoreferenziale. Omfaloscopico. Nabelschaubar. Per me. Lo capisco solo io e mi sta bene così. E vaffanculo a Jakobson.
Accanto allo schermo del pc avevo una rosa. Dentro a un vaso molto sbocconcellato, come piacciono a me. Dentro a questa rosa, non so come, viveva un verme. Ora, siccome le parole hanno la loro importanza, non so se chiamarlo verme, visto che secondo il De Mauro la parola può avere anche la seguente accezione:
fig., persona spregevole, vile, abietta: essere un v.; sentirsi un v., provare un profondo senso di rimorso, di vergogna o una netta sensazione di inferiorità nei confronti di qcn.
No, il mio era proprio un vermetto caruccio, un bachino, come si direbbe noi in Toscana, più o meno come questo
(a scanso di equivoci, dico che è una foto presa dalla rete, se qualche vermebaco di passaggio vi si dovesse identificare, non è lui. è il mio vermetto, la mia idea di baco e basta)
Ogni tanto, un paio di volte al giorno, il vermetto usciva dalla rosa, saltava sullo schermo del mio pc e si faceva un giro. Era divertente vederlo danzare sul bordo, scivolare, frenare, riprendersi con un equilibrismo e poi tornare nella sua rosa. Mi teneva compagnia. Chiamatela abitudine, addomesticamento, vezzo, o come vi pare (certo, come ha detto qualcuno, una rosa anche se la chiami con un altro nome ha sempre il suo profumo, anche i vermi e anche le abitudini), era bello sapere che c’era e basta. Anche se lui, in quanto verme, non aveva coscienza di sé. Ignaro di avere qualcosa dentro, non si sentiva. Niente di niente.
Ieri ho trovato solo il gambo della rosa. E, sotto, un po' di polvere. Il verme se l’era mangiata tutta. E se n’era andato. Lasciandomi della splendida cenere di rosa, ma portandosi via l’abitudine. Mi dispiace. Vorrei solo regalargli due righe del Piccolo Principe.
Quella dell’essenziale invisibile agli occhi è una gran bischerata. Ma è vero che il tempo che tu hai perduto per la tua rosa (o col tuo verme) ha reso la tua rosa (o il tuo verme) così importante. E speciale, aggiungerei.
Accanto allo schermo del pc avevo una rosa. Dentro a un vaso molto sbocconcellato, come piacciono a me. Dentro a questa rosa, non so come, viveva un verme. Ora, siccome le parole hanno la loro importanza, non so se chiamarlo verme, visto che secondo il De Mauro la parola può avere anche la seguente accezione:
fig., persona spregevole, vile, abietta: essere un v.; sentirsi un v., provare un profondo senso di rimorso, di vergogna o una netta sensazione di inferiorità nei confronti di qcn.
No, il mio era proprio un vermetto caruccio, un bachino, come si direbbe noi in Toscana, più o meno come questo
(a scanso di equivoci, dico che è una foto presa dalla rete, se qualche vermebaco di passaggio vi si dovesse identificare, non è lui. è il mio vermetto, la mia idea di baco e basta)
Ogni tanto, un paio di volte al giorno, il vermetto usciva dalla rosa, saltava sullo schermo del mio pc e si faceva un giro. Era divertente vederlo danzare sul bordo, scivolare, frenare, riprendersi con un equilibrismo e poi tornare nella sua rosa. Mi teneva compagnia. Chiamatela abitudine, addomesticamento, vezzo, o come vi pare (certo, come ha detto qualcuno, una rosa anche se la chiami con un altro nome ha sempre il suo profumo, anche i vermi e anche le abitudini), era bello sapere che c’era e basta. Anche se lui, in quanto verme, non aveva coscienza di sé. Ignaro di avere qualcosa dentro, non si sentiva. Niente di niente.
Ieri ho trovato solo il gambo della rosa. E, sotto, un po' di polvere. Il verme se l’era mangiata tutta. E se n’era andato. Lasciandomi della splendida cenere di rosa, ma portandosi via l’abitudine. Mi dispiace. Vorrei solo regalargli due righe del Piccolo Principe.
Quella dell’essenziale invisibile agli occhi è una gran bischerata. Ma è vero che il tempo che tu hai perduto per la tua rosa (o col tuo verme) ha reso la tua rosa (o il tuo verme) così importante. E speciale, aggiungerei.
E in quanto speciale, e ignaro, mi sa che quel vermetto è pure interista.
Di interismi ignari
Da tanto tempo noi di Omfaloscopia abbiamo abbandonato le nostre rubriche. Quella sulle lezioni di seduzione perché veniva fraintesa, quella di consigli amorosi perché Donna Borghezia si è data alla macchia, quella delle bambole perché c'è chi ne fa di più carine.
Da oggi vorremmo inaugurarne una nuova. Avevamo pensato a crearne una di bei morettoni, ma rischiavamo che qualcuno ci chiedesse il copyright e poi, sinceramente, noi omfaloscopiche abbiamo i gusti talmente diversi che finiremmo sempre per postare solo foto di Lo Cascio (magari con scritto WANTED sotto, qualcuno sa che fine abbia fatto?) e dei miei capoccioni.
Ci siamo (pluralis molto majestatis, ma tanto la Feather mi vuole bene lo stesso) decise per la rubrica degli interisti ignari, cioè quelle figure o persone che bene o male, per il loro modo di essere, per quello che fanno, dicono, o subiscono, sono interiste. Spesso anche senza saperlo, o senza poterlo essere per motivi anagrafici, goografici o quelchecazzogliparici.
Il primo è lui
Alla faccia di quel milanistaccio di Claudio Bisio.
Da oggi vorremmo inaugurarne una nuova. Avevamo pensato a crearne una di bei morettoni, ma rischiavamo che qualcuno ci chiedesse il copyright e poi, sinceramente, noi omfaloscopiche abbiamo i gusti talmente diversi che finiremmo sempre per postare solo foto di Lo Cascio (magari con scritto WANTED sotto, qualcuno sa che fine abbia fatto?) e dei miei capoccioni.
Ci siamo (pluralis molto majestatis, ma tanto la Feather mi vuole bene lo stesso) decise per la rubrica degli interisti ignari, cioè quelle figure o persone che bene o male, per il loro modo di essere, per quello che fanno, dicono, o subiscono, sono interiste. Spesso anche senza saperlo, o senza poterlo essere per motivi anagrafici, goografici o quelchecazzogliparici.
Il primo è lui
Alla faccia di quel milanistaccio di Claudio Bisio.
Parole, parole, parole
Dicevo l'altro giorno che le parole sono importanti. Molto. Sono pietre e possono far male a chi le dice senza brutte intenzioni, a chi le ascolta con le migliori intenzioni, a chi ci ride perché ha capito e a chi le sente per sbaglio e ci ricama sopra.
In questi giorni mi sembra di essere protagonista di una bruttissima commedia degli equivoci. In cui i cattivi sono vestiti da buoni, i buoni sono vestiti da cattivi e soprattutto i buoni non si capiscono tra loro, né si riconoscono come tali.
Beniamina e il suo ego dilatato si scusano. E non a prescindere, ma solo con certe belle persone, che le vogliono bene e a cui lei vuole bene. Molto. A entrambi in maniera completamente diversa, ma molto.
In questi giorni mi sembra di essere protagonista di una bruttissima commedia degli equivoci. In cui i cattivi sono vestiti da buoni, i buoni sono vestiti da cattivi e soprattutto i buoni non si capiscono tra loro, né si riconoscono come tali.
Beniamina e il suo ego dilatato si scusano. E non a prescindere, ma solo con certe belle persone, che le vogliono bene e a cui lei vuole bene. Molto. A entrambi in maniera completamente diversa, ma molto.
09 giugno 2007
Capre e cavoli
Consiglio la saga della famiglia Malaussène a chiunque non la conoscesse. E anche a chi la conosce già, a volte, non farebbe male rileggerla, questa storia di una tribù assurda e meravigliosa, che fa meraviglie con le parole e sogna.
Il capofamiglia, Benjamin, di professione fa il capro espiatorio. Quando qualcuno non sa a chi dare la colpa, o quando nessuno se la vuole prendere, entra in scena lui, che si prende parolacce e insulti per mestiere.
Lui lo fa perché ha una famiglia enorme da mantenere, e perché lo pagano bene.
Lui.
07 giugno 2007
06 giugno 2007
auguri
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