10 giugno 2007

Rose, parole e varia vermità

Stabilito che ultimamente come parlo vengo fraintesa, oggi scrivo qualcosa di terribilmente autoreferenziale. Omfaloscopico. Nabelschaubar. Per me. Lo capisco solo io e mi sta bene così. E vaffanculo a Jakobson.

Accanto allo schermo del pc avevo una rosa. Dentro a un vaso molto sbocconcellato, come piacciono a me. Dentro a questa rosa, non so come, viveva un verme. Ora, siccome le parole hanno la loro importanza, non so se chiamarlo verme, visto che secondo il De Mauro la parola può avere anche la seguente accezione:

fig., persona spregevole, vile, abietta: essere un v.; sentirsi un v., provare un profondo senso di rimorso, di vergogna o una netta sensazione di inferiorità nei confronti di qcn.

No, il mio era proprio un vermetto caruccio, un bachino, come si direbbe noi in Toscana, più o meno come questo


(a scanso di equivoci, dico che è una foto presa dalla rete, se qualche vermebaco di passaggio vi si dovesse identificare, non è lui. è il mio vermetto, la mia idea di baco e basta)

Ogni tanto, un paio di volte al giorno, il vermetto usciva dalla rosa, saltava sullo schermo del mio pc e si faceva un giro. Era divertente vederlo danzare sul bordo, scivolare, frenare, riprendersi con un equilibrismo e poi tornare nella sua rosa. Mi teneva compagnia. Chiamatela abitudine, addomesticamento, vezzo, o come vi pare (certo, come ha detto qualcuno, una rosa anche se la chiami con un altro nome ha sempre il suo profumo, anche i vermi e anche le abitudini), era bello sapere che c’era e basta. Anche se lui, in quanto verme, non aveva coscienza di sé. Ignaro di avere qualcosa dentro, non si sentiva. Niente di niente.

Ieri ho trovato solo il gambo della rosa. E, sotto, un po' di polvere. Il verme se l’era mangiata tutta. E se n’era andato. Lasciandomi della splendida cenere di rosa, ma portandosi via l’abitudine. Mi dispiace. Vorrei solo regalargli due righe del Piccolo Principe.

Quella dell’essenziale invisibile agli occhi è una gran bischerata. Ma è vero che il tempo che tu hai perduto per la tua rosa (o col tuo verme) ha reso la tua rosa (o il tuo verme) così importante. E speciale,
aggiungerei.

E in quanto speciale, e ignaro, mi sa che quel vermetto è pure interista.

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