so che non ve ne fregherà nulla, ma vi racconto ugualmente che ieri sono stata allo stadio Carlo Castellani di Empoli per assistere a Empoli-Juve.
l'incontro non ha avuto storia, ma io mi sono divertita molto, guardando e ascoltando i tifosi azzurri sugli spalti, che non hanno smesso un momento di incitare il "vecchio cuore azzurro", nonostante dopo dieci minuti perdessero già 2-0. a loro vanno non 3 ma 100 punti. molti meno agli juventini, che hanno aperto bocca solo sul finale, per offendere gli avversari. lo striscione più bello incitava il centrocampista Antonio Buscè (- BUSH, + BUSCE'), che potrebbe diventare da oggi un nuovo idolo omfaloscopico.
il biglietto (di quelli da pottaioni, come si dice da queste parti) me l'ha regalato il mitico Johnny Ekstroem, indimenticato attaccantone dell'Empoli (e del Bayern Muenchen), personcina unica, splendida e amabile. ero seduta a un tiro di sputo dalla trojka del comando mafioso bianconero Moggi-Bettega-Giraudo. mi sono trattenuta dal riempirli di saliva perché sul mio biglietto era stampato il nome del povero Johnny e non volevo che finisse in galera al posto mio.
ero circondata da osservatori della squadra del Livorno (oggi capolista della serie A, incredibile) che hanno omaggiato noi di omfaloscopia al grido di "chi ha fatto gol? Vieira?" "no, il tegame di su' ma'" (vestito da Zorro, aggiungiamo noi).
la cosa che più mi ha colpito è stato però incontrare la mia vecchia password. nella poltroncina davanti alla mia si è seduto Tarcisio Burnich, megalitico terzino dell'Inter dei miracoli, quello di Sartiburnichfacchettitagninguarneripicchjairdomenghinimazzola... un uomo, un mito, dei favolosi anni sessanta (Minà lo cito solo perché è amico di Luis Sepùlveda), una pietra miliare della storia nerazzurra. "tarcisioburnich" è stata per anni la mia parola d'ordine segreta, era una Zauberwort, un abracadabra incantato che mi apriva l'account di yahoo. e ieri l'ho vista in carne ed ossa. un'esperienza extrasensoriale, concessa a pochi.
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