la necrocladotomia
ovverosia il taglio dei rami secchi, l’eliminazione di quelle fronde che dal punto di vista affettivo o personale non sono più vitali – se mai lo sono state – e tolgono solo energia alla pianta. Certe cesure non sono mai indolori, richiedono forza fisica e morale, intraprendenza e decisione, ma il sollievo dopo è incredibile.
E la vita riprende, leggera e frivola, chiassosa e pensante.
10 commenti:
mi tocca mi tocca sta settimana (prevedo)
ah somma liberazione e goduria
un bacione a leo, bello scoprire che qua c'è sempre qualcosa di nuovo;)
Ora so come si chiama quello che mi è capitato di fare spesso negli ultimi mesi ;-)
meeshell a me non capita spesso, per fortuna. sono contenta che siano cose sporadiche, perché lì per lì e dopo ci si sente benissimo, però dietro c'è un lavoro (soprattutto su se stessi) non da poco.
l'importante è non farsi sopraffare dai sensi di colpa. come dicevi tu tempo fa, Candy Candy non ci è mai piaciuta, ma ha rovinato un'intera generazione :-)
zajchik in bocca al lupo.
ti baciano sia il capoccione che il coniglio Trotsky, Trockij o come lo scrivete voi esperti.
Anche a me la necrocladotomia piace molto e ogni tanto la pratico.
Buona giornata
ecco, dioniso, questo è un tipo di necrocladotomia che è salutarmente indolore, splendido!
in generale, ci terrei ad aggiungere che il taglio dei rami secchi è un atto necessario e irreversibile.
ci sono invece rami che non si sa bene perché si sono addormentati, non hanno più foglie, ma stanno lì e non danno fastidio, attendono solo l'arrivo della primavera. che tornerà di sicuro, fa parte del ciclo delle cose. e anche del mio karma. ne sono certa.
Sì, come i rami del nostro abete. Si erano addormentati.
Un saluto
Un po' come l'eliminazione dei peli superflui. Meglio se definitiva!!
Tagliare i rami secchi è necessario, ma spesso non è sufficiente. Possono anche esserci polloni all’apparenza rigogliosi che però assorbono linfa e nient’altro, in concorrenza tra di loro e senza produrre veramente frutti. Periodicamente, quindi, per rinforzare altre parti della pianta vanno sfoltiti anche questi, lasciando semmai solo quelli più promettenti o sui quali si vuole investire di più. In generale, comunque, può valere un detto che si applica agli olivi: “fammi povero che ti farò ricco”. Ovvero: potami spesso (ogni anno, se possibile) e in modo più o meno energico (un anno un po’ di più, un anno un po’ di meno, anche a seconda delle stagioni, delle gelate ecc.), tienimi pulito, fammi prendere aria (via i polloni interni – quelli giovani, anche in piena estate – e quelli che puntano troppo verso l’alto), e io ti darò buoni frutti.
necessita di verificare:)
quello che stavo cercando, grazie
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