24 giugno 2007

Das Leben der Anderen



dai dai ho ceduto e l'ho visto. mi sono retta fino a ora, perché non amo guardare i film o leggere i libri che tutti osannano incondizionatamente. però ieri sera non avevo nulla da fare, il dring mi ha scaricato la versione in lingua originale, finalmente ho trovato la Ruhe necessaria e avevo una voglia incredibile di qualcosa che sapesse di ddr.

l'ho visto e non ne sono rimasta entusiasta.

come ha detto qualcuno, ecco, tu devi fare sempre la Chiara Jolie. certo, ho una reputazione da mantenere, una testolina purtroppo pensante (io ci provo a riciclarmi come velina, ma non mi riesce). e poi chi ha detto che sono bastiancontraria? mi disegnano così.

va da sé che non apprezzo il fatto che un regista Wessi, per quanto giovane e bravo, ci spieghi, da vincitore, da Besserwessi, l'Est.

poi non mi è piaciuto affatto il finale hollywoodiano. va bene essere romantici, ma è impossibile che uno dedichi il libro della riscossa alla persona che l'ha spiato. non è umano. chiedetelo un po' a Biermann (che a suo tempo ha scritto un blues con le targhe delle macchine degli Stasi-Spitzel che lo pedinavano. già che ci siamo, faccio notare che quella storia dell'artista che non produce più senza il nemico, la SED, l'abbiamo già sentita. Biermann arrivato all'Ovest stette un bel po' senza scrivere, dichiarò persino la sua morte come poeta perché gli mancava l'ispirazione senza il divieto. infatti Biermann drüben non poteva pubblicare, né apparire in pubblico, diversamente dal protagonista del film).

non mi piace nemmeno l'immagine naiv e buonista che in fondo si dà della Stasi. non c'erano spie buone, per fare carriera bisognava essere spietati, sceglievano apposta quelli che dimostravano di non avere un briciolo di coscienza. e poi, siccome erano cattivi ma non scemi, mai e poi mai avrebbero lasciato una persona sola a lavorare a un caso.

il poeta è un bamboccione. vezzeggiato e coccolato dal Partito, chiude gli occhi su tutto quello che succede attorno a lui. crede addirittura di essere l'unico artista non spiato dalla Stasi. si sveglia solo dopo che il suo migliore amico, perseguitato, si suicida. un caso patologico.

l'unica cosa davvero bella del film è la storia d'amore tra il poeta e l'attrice insidiata dal Parteibonze (sarò a senso unico, ma ci vedo dietro cose note. c'è chi dice che Biermann fu messo a tacere non tanto per quel che scriveva, ma per la sua storia d'amore con Eva Maria Hagen, madre di Nina, fantastica attrice e sogno di molti). passione pura. amore e morte. e tradimento.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

ma Nina Hagen, la cantante rock?
sull'analisi del film, beh condivido quest'espressione: tu devi fare sempre la Chiara Jolie. voglio dire: hai scritto delle cose sicuramente condivisibili e, naturalmente, molto interessanti. credo ti riuscirebbe di farlo anche se ti sforzassi di non riuscirci. ma sei stata troppo ostinatamente bastiancontrarista - meiner meinung nach - ché a vederci un finale hollywoodiano e altre robe dentro secondo me bisogna aver forzato la mano un pochetto. relax, figliuola, relax!

per il resto, compresi goethe schiller e compagnia bella (...), sottoscrivo tutto: pochi ca**i, sei la n.1 e non si discute e... se solo fossi meno tr*tac*z*i, saresti anche la mia personale eroina. col tuo poster sul letto.

infine un link: un mio antico post sul film, in cui linkavo anche il libro (suhrkamp) e altre robine.

buona giornata, hae

Anonimo ha detto...

sì, hae, Nina Hagen la cantante rock. Biermann è stato il suo patrigno per anni. non so quale sia il loro rapporto adesso, perché Wolf e Eva-Maria hanno litigato (lei ha pubblicato un libro con le lettere che si sono scritti all'epoca della loro storia d'amore, Eva und der Wolf http://www.ddr-im-www.de/Buecher/Hagen/Hagen.htm)
so comunque che si sono voluti davvero bene.
un altro giorno vi racconterò della madre di Nina, a mio avviso una delle donne più belle e affascinanti che ho incontrato.

per quanto riguarda il finale hollywoodiano, insisto, per me è inverosimile. che lo scrittore dedichi il libro alla spia è totalmente inumano. l'agente della Stasi ha ascoltato ogni suo respiro, ogni suo sospiro, i brindisi e le riflessioni politiche con gli amici, i litigi e i momenti d'amore con la sua donna (Biermann scrive delle cose geniali anche su questo, ci farò un post). poco importa se a un certo punto smette di trascrivere, ha ascoltato tutto. ho parlato con diverse vittime della Stasi e il perdono per chi ti ha succhiato la vita è fantascienza pura.

non capisco nemmeno la condanna dell'attrice, lei è diventata un IM per spirito di sopravvivenza, lo stesso spirito di sopravvivenza che spinge il poeta ad appoggiare la SED per buona parte del film. lei è la vera vittima del sistema, costretta a prendere psicofarmaci, ad avere una relazione con un politico vecchio e schifoso, muore e viene pure infamata.
sarà che io sto sempre dalla parte di Giuda e di Caino, ma ho l'impressione che sia l'unico personaggio vero del film.

ringrazio comunque il regista e la produzione, finalmente nel mondo si parla di ddr e di Stasi, è una bella cosa.

poi, se fossi meno tritaca**i, non sarei io. i poster e le sviolinate li lascio a chi ne ha bisogno. buona giornata anche a te.

Anonimo ha detto...

ok ok. ti sei svegliata con la luna storta. mir tut's leid.

sulla stasi cfr. micky. ciao.

Anonimo ha detto...

condivido dalla prima all'ultima parola quello che hai scritto, io non ho mai conosciuto da vicino la Germania est, ma sono stata a lungo (10 anni in tutto) in Russia e in Bulgaria, e l'immagine della Stasi che il film ci consegna mi ha fatto davvero imbestialire. Come avrai visto, nel mio blog sono stata presa a male parole per questo... Se mi mandi un tuo indirizzo postale in redazione (attraverso il sito www.voland.it o il blog redazionevoland) ti mando un libro, "Franziska Linkerhand", di un'autrice tedesca, Brigitte Reimann, avrei davvero piacere che tu leggessi... Per me, una meraviglia. E' una delle cose che sono più orgogliosa di avere pubblicato.
daniela

Anonimo ha detto...

cara daniela,
da germanista e da ex ricercatrice di letteratura della Germania Est, conosco e apprezzo Brigitte Reimann (anni fa lessi Ankunft im Alltag).
non sapevo che Voland avesse pubblicato questo suo libro, mi fa molto piacere. complimenti tra l'altro per il coraggio, non è da tutti scegliere di mettere sul mercato un romanzo incompiuto.

leggerò e commenterò volentieri questa tua pubblicazione.

a parte la Wolf (che non amo particolarmente), Christoph Hein e Thomas Brussig, in Italia si conosce troppo poco la letteratura della Germania Est.
e, ribadisco, film come "Le vite degli altri" non aiutano a capire quel mondo.

Anonimo ha detto...

Vabbé, a questo punto devi indicarmi un libro di Bierman che io possa leggere (naturalmente tradotto come si deve).
Quanto al film, mi pare che gli daresti non più di 6, 6 e mezzo; io sarei un po' più generoso, ma parlare di capolavoro ne compromette la visione.

Anonimo ha detto...

vedi Rudi, l'unica raccolta di saggi di Biermann che è uscita in Italia è "Il coniglio divora il serpente: sul guazzabuglio della Germania riunificata", tradotto (magistralmente, e non era semplice) da Alberto Noceti e pubblicato da Theoria nel 1992.

sto preparando delle schede di lettura per altri saggi del Liedermacher, ma non è semplice trovare un editore per la saggistica impegnata in Italia.

so inoltre che non sei un amante delle poesie, ma di Biermann è stata pubblicata anche una delle prime raccolte, "Per i miei compagni" (scritta nel '72 e tradotta nel '76 da Luigi Forte).

purtroppo Wolf è uno che non ha paura di dire cose sgradevoli (è hegeliano) e non ha molti amici, nemmeno in Germania. quindi per lui non è facile essere pubblicato. da nessuna parte.

sì, al film darei un bel 6 e mezzo. sull'argomento consiglio poi un capolavoro Fatherland (1986) di Ken Loach. forse il mio regista preferito. sicuramente un film che mi ha insegnato parecchio.

Compagno di pranzi e cene ha detto...

Io non condivido troppo. Il film mi è piaciuto molto ma proprio come film.
Fosse stato un film storico o documentaristico avresti pienamente ragione, ma non era l'intento. Almeno io la penso così...

Anonimo ha detto...

È da un po' che anch'io vorrei scriverci un post, ma prima vorrei andare alla Gedenknisstätte Bautzen II.

A me il film è piaciuto, tuttavia sull'attendibilità della ricostruzione storica ho qualche riserva e tempo fa, sul blog di hae, avevo lasciato il link a una discussione sul sito dell'associazione Spurensuche e.V.

Se fossi un prof. di tedesco o di storia credo che potrei farlo vedere alla mia classe. Certo, andrebbe preso con le pinze, ci sono imprecisioni e lacune su cui poi si dovrebbe tornare a discutere. Rimane pur sempre un film in grado di restituire bene un'atmosfera - non quoto Ulrich Mühe, bensì i colleghi che l'hanno visto con me e che hanno vissuto quel periodo.

Sicuramente non condivido alcune critiche che, pure osannando il film, gli recano danno. Mi fa specie, ad esempio, una recensione della FAZ (la posso linkare soltanto attraverso un articolo della BBC, che la cita). Leggendola si potrebbe pensare che il film, mettendo l'azione della Stasi al centro della vicenda, riveli l'essenza della DDR. Per me è una semplificazione grossolana. Del resto l'essenza della DDR, se mai la si può cogliere in un film, non può essere colta in un film ambientato soltanto a Berlino. Io aspetto di vedere un film ambientato nelle campagne o in una piccola città della Repubblica Democratica. E se ogni tanto, giusto in qualche scena, ci fosse pure un po' di sole, non credo che sarebbe di troppo.

Ciao,

Michè

Anonimo ha detto...

Ho appena letto delle Elegie di Buchow (a proposito, Michele scrive alle 3 di notte...) e mi sono prontamnete attrezzato coinvolgendo un amico libraio.
Aggiungo - per non passare da intellettuale - che leggo poca poesia, anzi ne leggevo molta (e ne scrivevo pure), poi ho perso l'ispirazione sia per leggerle che per scriverle. Ora leggo soprattutto la Gazzetta dello Sport.

Anonimo ha detto...

compagno, mi dai ragione. io non critico la storia in sé, che, se vista come una storia d'amore, ripeto, è bellissima, io critico il fatto che il film sia stato osannato come il primo film che dice la verità sui servizi segreti all'Est. le cose non sono mai andate così, Wiesler sarebbe stato condannato a morte se l'avessero scoperto e nella realtà non avrebbe mai rischiato.

michele, ribadisco quanto ho scritto una volta in un commento a un tuo post: dovrebbero farti un monumento. non avevo letto la discussione sul forum delle vittime della Stasi (associazione che tra l'altro è legata alla Stiftung zur Aufarbeitung der SED-Diktatur, la fondazione che ha sovvenzionato il mio dotorato di ricerca), è interessantissima e dice cose vere. vale a dire (spiego per chi non parla tedesco) le vittime riconoscono che il film rende bene l'atmosfera repressiva nella ddr, la solitudine e la desolazione dei carnefici (scelti tra le persone sole e senza famiglia, spesso negli orfanotrofi), le tecniche di tortura psicologica più che fisica.
il direttore del Gedenkstätte für Stasiopfer a Berlino-Hohenschönhausen (un memoriale per le vittime della Stasi nell'ex-carcere giudiziario) ha però rilevato che il film non ha dei veri fondamenti storici. non c'erano dei 'buoni' tra le spie, il Ministro per la Cultura era un fantoccio e non dava ordini agli uomini della Stasi, un insegnante della scuola per ufficiali non sarebbe mai stato mandato a spiare la gente, né a fare gli interrogatori (i ruoli erano ben separati, per non coinvolgere troppo i collaboratori), Wiesler rischiava la pena di morte col suo comportamento, quindi è inverosimile che faccia tutto quel che fa e uno scrittore non dedicherebbe mai alla persona che l'ha spiato (e che, indirettamente, ha fatto morire il grande amore della sua vita) un libro.

in fondo è un po' come Schindler's List, commuove, fa parlare di determinati temi, ma è un fumettone. puro stile Hollywood. infatti sembra davvero che stiano preparando un bel remake all'americana.

Anonimo ha detto...

Rudi, ma l'amico libraio è uno di quelli che mi hai presentato (e non ribadisco in che modo mi hai introdotto) a Torino? Salutamelo.
Se c'è bisogno, comunque, da sabato sono in Germania, devo fare un salto in biblioteca e posso farti avere l'originale della poesia, fammi sapere.

Tu, sinceramente, sei una delle poche persone che conosco che può tranquillamente permettersi di leggere la Gazzetta. Tu potresti persino leggere Tuttosport. E non aggiungo altro.

E puoi pure scrivere quello che vuoi. Lo compro (e lo leggo) di sicuro.

Anonimo ha detto...

mmmh, avevo avuto qualche sospetto sul film. non l'ho ancora visto, quando è uscito al cinema ero già troppo panzona e mi sarei addormentata di sicuro. però mi hai fatto venire in mente una cosa che non c'entra nulla: moltissimi anni fa (dodici, credo) ho visto Eva-Maria a teatro, in una Medea. però l'allestimento era veramente brutto, chiassoso e urlato, e il resto degli attori da dimenticare... ricordo che ci è dispiaciuto vederla in quel papocchio (ero con un paio di italiane e un paio di ex-DDRler). fine dell'amarcord...

Anonimo ha detto...

mamma zia vale (bacio al pupo, tutto bene?), per me Eva Maria Hagen sarebbe splendida anche se cantasse e mimasse la sigla di Heidi insieme al coro del dopolavoro ferroviario di Bagnara Calabra in un sottoscala a Frosinone.

un'artista a tutto tondo. nonostante volessero farla passare per la BB dell'Est, ha iniziato a lavorare con Brecht (dopo una formazione preofessionale da operaia meccanica), poi si è 'rovinata' legandosi a Biermann (allora considerato nemico dello stato e del socialismo), si è preclusa ruoli importanti, ma con lui ha affinato le sue doti di cantante, che le sono servite sia di là che di qua dal muro.

il ruolo di Medea le si addice parecchio, bella, innamorata e disperata. magari andiamo a vederla insieme una volta. con o senza Wolf.

Laura ha detto...

personalmente credo che il film sia solo un piccolo passo fatto per divulgare ciò che fu. Ho avuto modo di visitare Berlino 2 volte e ho avuto la sensazione che non si abbia granchè volglia di raccontare il controllo e lo spionaggio posto in essere dalla stasi a danno dei cittadini. Certo esistono alcuni musei commemorativi ma sono tutti ESCLUSIVAMENTE in lingua tedesca. non c'è opuscolo, didascalia o spiegazione in nessuna altra lingua (neanche in inglese) ed è assolutamente inutile chiedere guide (anche elettroniche) in lingua diversa dal tedesco...strano per una città ritenuta tra le più moderne e che ogni anno ospita milioni e milioni di turisti provenienti da ogni parte del mondo... www.ddr-laura.blogspot.com

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good