13 ottobre 2006

e forse è per vendetta, e forse è per paura

o solo per pazzia, ma da sempre tu sei quella che paga di più, se vuoi volare ti tirano giù e se comincia la caccia alle streghe la strega sei tu
cantava una canzone di quando ero bambina.


come tutti sappiamo, cari amici omfaloscopici, è in corso il Mese Nazionale del Disprezzo Totale nei Confronti della Donna, con varie iniziative che si svolgono in tutta italia. violenze di vario genere si susseguono numerose. i cassonetti di ogni città sono stati addobbati all'uopo con mimose d'importazione.

mi ha colpito molto l'intevento di maria luisa busi ieri al tg1. non che abbia detto niente di nuovo (il silenzio è una seconda violenza, la paura di non essere credute, le battutine sarcastiche, il dubbio che sia tutta un'esagerazione o addirittura un'invenzione), ma ha parlato, ha detto quello che pensava lei, interrompendo la lettura delle notizie, nel corso del telegiornale più importante e più didascalico di questo paese in gran parte lobotomizzato.

anche per quanto riguarda la questione modelle anoressiche ecc., il nocciolo della questione è il disprezzo, il nocciolo della questione è che ci guardiamo con gli occhi degli altri, degli uomini, e ci odiamo. ci riflessivo e ci reciproco. siamo sempre e comunque, anche nei contesti in cui meno ce lo aspetteremmo, giudicate e valutate per il nostro ruolo sessuale. e se non ci sta bene siamo prive di senso dell'umorismo, siamo "isteriche". se diciamo no, se diciamo basta facciamo paura. ma sapere che chi aggredisce, chi deride, chi disprezza in fondo ha paura non è di grande conforto.

l'altro giorno parlavo con il mio medico curante, il saggio ubaldin dal ciuffo (mi han detto che ti piacciono i ragazzi col ciuffo mi han detto che ti piacciono i tipi come me ye ye ye è il nuovo inno di omfaloscopia) e ragionavamo sui massimi sistemi, come sempre, e sull'assenza di una forma di catarsi comunitaria nella società di oggi. un tempo una donna usciva tra i vicoli e urlava il suo dolore. penso al rito della taranta con una comunità che accetta la "pazzia" del dolore e la annienta. penso al finale di un film bellissimo come respiro. l'isteria, derisa e banalizzata dagli uomini e dalle donne stesse, era una richiesta di un abbraccio collettivo da parte della comunità. oggi non ci permettiamo più questi riti. sappiamo che l'abbraccio non verrà. sappiamo che tanto la comunità non c'è. scegliamo il silenzio. anzi, ci convinciamo che è una nostra scelta.

mi manca una conclusione. la lascio alla canzone di quando ero bambina: si dice amore, però no, chiamarlo amore non si può.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Il tema è delicato e non scrivo niente perché i luoghi comuni sono un aspetto non secondario della questione. Scrivo di quello che so, il tg1 e Maria Luisa Busi. Il tg più didascalico d'Italia da alcune settimane è in mano a uno dei migliori 4/5 giornalisti d'Italia: Gianni Riotta. Che sarà pure interista (nessuno è perfetto) ma di notizie se ne intende parecchio. Secondo me la mano diversa rispetto a Mimun (quello che rispondeva alle critiche di Repubblica con lettere nelle quali un'altro era scritto con l'apostrofo) si vede eccome.

Compagno di pranzi e cene ha detto...

Bravo damiano, concordo in tutto e per tutto. Il cambiamento si nota eccome. Bisogna anche dire che è cambiato governo e il tg1 sta dalla parte del governo, qualunque sia :-D

Anonimo ha detto...

Si. Ma davvero non si può chiamare amore...e nemmeno essere umano chi compie un atto del genere. Dovremmo esserne disgustati tutt*: donne e uomini.

Anonimo ha detto...

e invece io credo che sia umano tutto, anche la violenza, anche le cose che non riusciamo ad accettare. umano non nel senso di giustificabile, o bello, o nobile, o morale. umano nel senso che sono cose che gli esseri umani a volte fanno.
la bruttezza esiste ed è dell'uomo (e della donna) come lo è la bellezza. la bruttezza (il peccato, il crimine, l'atto di stronzaggine, la povertà d'animo, o come vogliamo chiamarlo, a seconda del nostro punto d'osservazione del fenomeno) si può evitare solo se ne riconosciamo il seme anche dentro di noi e riusciamo a neutralizzarlo.
stare dalla parte delle vittime è un dovere civile e morale, ed è anche logico e umanissimo. ma capire che tutti abbiamo un potenziale di orrore dentro è altrettanto importante, per poterlo combattere in noi e negli altri in maniera efficace e spezzare la catena, resistendo magari anche alla tentazione di reagire a un torto subito con pari moneta. perché chiunque commette un sopruso in fondo in fondo è convinto dentro di sé di avere il diritto di farlo come reazione a chissà quale altro sopruso del passato, reale o immaginario che sia. la violenza di qualsiasi tipo non si può mai bloccare o risarcire con altra violenza. la violenza è umana, ma nel senso meno nobile del termine. ed è tragicamente sterile, che sia arma di attacco o di difesa.

Anonimo ha detto...

Ti voglio bene, Feather

Anonimo ha detto...

'a fataaaa!!!
anch'io :-)

SOYUZ1968 ha detto...

Post interessantissimo che solleva le contraddizioni dell'etica di una società che si dice moderna.

Non vedo la condizione della donna nel mondo ocidentale molto diversa nei contenuti da quella che è nei paesi islamici, l'unica cosa che appare diversa è la fenomenologia degli effetti.

E la cultura dominante, qui nelle felici terre della "democrazia", legittima come "normalità" la consuetudinaria violenza pubblica sulle donne.

Violenza che parte dalla famiglia in cui la femmina va più controllata del maschietto, nel lavoro dove la donna che partorisce è vista come un peso quando non viene vista addirirttura come inutile nei lavori più orientati alla tecnica, a meno che non sia particolarmente piacente per indirizzarla alla carriera commerciale, in cui è possibile eventualmente "darla" per assecondare i più generali interessi economici aziendali.

Paradossalmente ha ragione il Ministro Amato quanto dice che ora, in Italia, non c'è emergenza violenza nei confronti della donna: la violenza è incancrenita e sottile nell'etica quotidiana da sempre e non dovrebbe sorprendere più di tanto.

La denuncia della Busi sarebbe stata coerente, sempre e comunque, in un qualunque momento degli ultimi 5000 anni.

E forse, per coerenza, sarebbe anche meglio non esprimere giudizi sulla condizione della donna nell'Islam.

Benni ha detto...

@Soyuz; dici:
"Non vedo la condizione della donna nel mondo occidentale molto diversa nei contenuti da quella che è nei paesi islamici, l'unica cosa che appare diversa è la fenomenologia degli effetti". Sinceramente dopo aver vissuto per tre settimane in marocco con un gruppo di nove ragazzi marocchini non mi sento davvero di sottoscrivere la tua affermazione. Dalla mia esperienza posso dirti che c'è ancora qualcosa di sostanzialmente diverso, almeno in quel paese, nella concezione, la condizione ed il rapporto con l'altro sesso che le donne hanno. Il mio non è ovviamente un giudizio di valore, ma una constatazione piuttosto oggettiva.

Benni ha detto...
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Benni ha detto...

Per quanto invece riguarda la continua violenza che viene perpetrata su noi donne quotidianamente...beh sottoscrivo completamente. Violenza è sentirsi appagate solo se gli uomini esprimono apprezzamenti e interesse nei nostri confronti, violenza è fare teatro per 10 anni e vedere che a ragazze più belle, alte e attraenti di te che non hanno nessuna esperienza offrono casting per fare le attrici, violenza è sapere che nella carriera diplomatica le possibilità per salire di grado per le donne è molto inferiore rispetto a quella deglio uomini...e tante altre cose..

Anonimo ha detto...

Poi, alla fine tutto si riduce al dibattito se la Busi aveva o no il diritto di usare il microfono... Rudi

SOYUZ1968 ha detto...

Diritto assolutamente legittimo quello della Busi....valeva un approfondimento giornalistico con i fiocchi, cosa che, per esempio, Vespa non è abituato a fare.