16 dicembre 2005

a proposito di muri


da quale parte del muro sono? sono capace di dire una cosa del genere a qualcuno? riesco a sopportare l'idea che qualcuno la dica a me?

19 commenti:

Edward Phelan ha detto...

In passato ho detto questa frase e non solo sarei capace di sopportare, ma vorrei tanto che qualcuno la dicesse a me. Ma per esperienza so che a volte, nonostante la buona volontà, i muri sono troppo alti per scalarli e le forze insufficienti per abbatterli. E allora semplicemente si desiste.

Anonimo ha detto...

anch'io vorrei saperlo dire e soprattutto che qualcuno me lo dicesse, ma credo che la prima reazione sarebbe mandarlo a quel paese. lasciarsi andare può essere una fatica enorme, smettere di complicare le cose può essere, almeno all'inizio, complicato da morire.

Edward Phelan ha detto...

Non so, non credo che il mio primo istinto sarebbe quello di mandarlo a quel paese, forse proprio perché non ho trovato fino ad ora qualcuno anche solo disposto a provare a scalarli o ad abbatterli. E i miei sono muri bassi, se non altro quelli verso l'esterno, quelli che possono separarmi dagli altri e dall'altro. Ci sono poi muri diversi, quelli che posso superare solo io, ma quello è un altro conto: sono muri che cadono e vengono ricostruiti, a volte sono invisibili, a volte perfettamente riconoscibili. Magari fatico un po', ma alla fine, in genere, riesco a vincere la sfida.

Anonimo ha detto...

però c'è da dire che c'è una tipologia umana che VA mandata a quel paese con la rincorsa senza passare dal via, e cioè quelli che vogliono "salvarti" a tutti i costi, quelli che pensano di sapere cosa è bene per te. essere una presenza forte nella vita di chi amiamo senza essere invadenti, indelicati, senza proiezioni, è un esercizio di funambolismo, è praticamente uno sport estremo.

deriva intimista strikes again
(and i've got no right to take my place with the human race...)

Edward Phelan ha detto...

Sarà l'ora tarda che ci porta verso la deriva intimista? Allora è ora di andare a dormire!
Bisous :-)

Anonimo ha detto...

Urge mettere sul mercato un perizoma da "deriva intimista"... tipo, azzurro mare con sopra scritto "Where's a baywatch when you are desperate for one?"???

Edward Phelan ha detto...

Ci mettiamo il faccino (e il corpicino) di David Hasseloff? E magari per chi vuole una versione con la Anderson, ma non so se ci sta tutta!

Anonimo ha detto...

@ rappresentante: allora ogni tanto vuoi essere salvato?

@ edward: se proprio qualcuno mi deve salvare spero solo che non abbia la faccia e il "corpicino" di david hasselhoff. è sensuale ed espressivo quanto una tavola da surf. si mi capita tra le mani te lo cedo volentieri.

Edward Phelan ha detto...

Beh, io preferirei Orlando Bloom a dire il vero...

Anonimo ha detto...

io di muri ne ho sempre tirati su pochi, sarà per questo che sono sempre stata circondata da tanto affetto? lo so che sembro metterla lì facile, però a me quelli che si chiudono a riccio hanno sempre fatto tanta rabbia. abbiamo sofferto tutti nella vita, in maniera diversa, senza dubbio, ma le nostre belle sofferenze hanno segnato la giovinezza di tutti noi (e vi assicuro, anche se non sembra, io di batoste vere ne ho avute diverse), però rinchiudersi non serve a nulla, e man che meno serve mandare affanculo chi cerca di scardinare i bastioni. perché senza Christoph Hein e senza Gorbatschow il muro di Berlino sarebbe ancora là.
muro chiama muro, ricordatevelo!

hasta la transparencia, siempre!

Anonimo ha detto...

certo, quelli che si ostinano nella loro sofferenza e la coltivano quasi o comunque la rivendicano e ci si identifichino come fosse la cosa più rappresentativa di loro fanno rabbia. fanno rabbia perché in un certo senso è come se volessero dire "la mia sofferenza è diversa, è più grande, più vera di quella degli altri". la sofferenza è sofferenza e non esistono metri universali. l'altro giorno in treno (sulla tratta roma-napoli capita di origliare un sacco di conversazioni interessanti) c'era una ragazza che studia psicologia che chiacchierava con dei passeggeri appena conosciuti. un tizio le diceva che stava sprecando il suo tempo, che i primi pazzi sono gli psicologi, che la gente che va dallo psicologo andrebbe presa a botte perché le sofferenze se le inventano. è intervenuta una signora che ha detto, io ne ho passate tante nella vita e non sono mai andata dallo psicologo, ce l'ho sempre fatta da sola. la ragazza, molto sveglia, invece di incazzarsi a bestia, ha risposto che era felice per loro, ma che non potevano rapportare tutto a loro stessi, ci sono persone che hanno più difficoltà a uscire fuori, ci sono persone che non capiscono nemmeno dov'è il problema e soffrono come degli animali ciechi, ci sono persone che non hanno famiglia o amici che possano fornire un supporto. ognuno è diverso e quello che conta non è come si arriva alla serenità, quello che conta è sapere che è a quell'obiettivo che si deve tendere, per sé e per gli altri, e arrivarci ognuno con i mezzi che ritiene necessari. l'avrei baciata. quando è scesa i due hanno continuato a dire che chi va dallo psicologo dovrebbe andare a zappare la terra.
la gente è varia e complessa. semplificare è un'arte raffinata che spesso si disimpara da piccoli (più o meno quando gli amici immaginari fanno le valigie) e che si deve imparare nuovamente, spesso con grande fatica. l'importante non è come ci si arriva o quando, l'importante è VOLERCI arrivare. io penso che la nostra serenità personale non è solo un diritto, è anche un dovere nei confronti di chi ci è attorno, di quelli che amiamo, di quelli dai quali vogliamo essere amati.

dichiariamo il 2006 l'anno omfaloscopico dell'abbattimento dei muri

Anonimo ha detto...

ma guarda che io mi riferivo esattamente a chi non vuole abbatterli i muri, non a chi non ci riesce. spesso e volentieri chi dice di voler abbattere i muri lo dice e basta. la forza, dentro, ce l'abbiamo tutti. basta VOLERLA cercare e non nascondersi dietro a un "non ce la faccio" o a un "per te è facile, sei forte". non ci sono forti e deboli, ci sono persone disposte ad aprirsi e persone che non possono farlo, perché non cercano abbastanza dentro di sé. o che non hanno il coraggio di chiedere aiuto ad amici, medici o quant'altro. volere è potere, lo ripeto sempre, e le uniche cose a cui non c'è rimedio sono le malattie incurabili e la morte. per tutto il resto c'è sempre una soluzione. o la possibilità di adeguarsi e cercare di vivere al meglio INSIEME al problema.
a me dà veramente fastidio chi si lamenta senza cercare una soluzione, da solo o aiutato da uno psicologo. mentre sono dispostissima a supportare e a fare il possibile per aiutare chi davvero quei muri li vuole abbattere. perché, questo è indubbio, se veramente lo vuole, ce la fa.

Anonimo ha detto...

ANFATTI, Chiara, sono d'accordo con te! il mio commento era per ribadire quello che avevi detto tu (aiutati che dio o chi per lui t'aiuta) e per parlare dell'episodio del treno, che mi frulla in testa da martedì, quando è successo. questo episodio è complementare al principio di "aiutati che dio t'aiuta": "ognuno s'aiuta a modo suo, l'importante è che s'aiuti". l'arroganza o l'ignoranza con cui quei due tizi liquidavano i mezzi scelti da altre persone per ricercare la serenità mi aveva lasciato senza parole. se non va bene per me non è detto che non possa andare bene per gli altri. non avevo intenzione di ribattere a quello che dicevi tu anzi.

e ora ritorno al mio dragon, che è fichissimo, ma mi sta facendo perdere un casino di tempo ad addestrarlo. ognuno ha gli animali domestici che si merita

Anonimo ha detto...

Una mia amica che oggi ha vent'anni è in cura da una psicanalista più o meno da quando aveva 17 anni. La psicanalista una volta le ha detto questo: "la psicologia non ti può aiutare a essere felice. Ti può solo aiutare ad essere normale". Il problema è che questa ragazza non è felice proprio perchè il mondo la vuole normale a tutti i costi e lei sa di non esserlo e non vuole esserlo. Spero che tronchi presto il rapporto con questa psicologa. Io non credo più nella psicologia, e dire che dai 12 ai 17 anni ho vissuto convinta di voler fare la psicologa perchè era un mezzo per fare del bene. E dire che so di avere difficoltà psicologiche a iosa. Ma non voglio ricondurmi alla normalità. Voglio imparare a vivere la mia specialità! A viverla con orgoglio, ad approfondirla, ad esserne serenamente consapevole, a trasformare questo mondo. Non per difenderli a tutti i costi, ma i muri dipendono anche da questo: i muri sono anche un gesto di ribellione e di difesa, doloroso ma non sempre sbagliato. Perchè questo mondo effettivamente ci vuole rendere ciò che non siamo. E per difenderci, a volte, occorrono anche le trincee. Purtroppo non è semplice capire con chi occorre difendersi e con chi ci si può lasciar andare. Una cartolina come quella che ha postato feathe è un meraviglioso messaggio d'amore. Uno di quelli che vorrei scrivere io, e vorrei che avessero scritto a me.

Anonimo ha detto...

be' direi che la psicologa della tua amica è meglio perderla che trovarla. o forse si è espressa male, molto molto male, cerchiamo di salvarla in corner. che vuol dire imparare a essere normali? ha ragione l'ingegnere filippino: datemi una definizione scientifica, con tanto di prove e teoremi dimostrativi e poi ne riparliamo. comunque, se devo essere sincera, neanch'io nutro grande fiducia nella psicoterapia per quanto riguarda me. ma non per carenze della psicoterapia stessa, ma per come sono fatta io, come dicevo giorni fa al nostro tony manero di piazza vittorio.

e paradossalmente ti do ragione anche sulla necessità di tenere su qualche muro. non possiamo dare tutto a tutti, è necessario tenere qualcosa per noi, è necessario tenere cose o persone fuori dalla nostra vita a volte. ci sono muri necessari, ci sono no necessari. ma la frase della cartolina mi è piaciuta perché non dice "eccomi qui, ora ti salvo io". dice "io ci sono e non me ne vado, ma se non vieni tu verso di me, io rimango buonino qui, non ti strappo con la forza dalla tua solitudine non vengo io ad abbattere i tuoi muri con l'ariete. se li vuoi tieniteli, se non li vuoi più io sono qui e li buttiamo giù insieme".

che flash, che fissa, che storia! ho scritto parte di questo messaggio con Dragon. Ormai ci scrivo anche il budello di su' ma' vestito da amanuense.

Anonimo ha detto...

Si, è lo stesso motivo per cui è piaciuta anche a me. E' così che vorrei imparare ad amare e ad essere amata....uaaahhhhh!!!
Quanto alla normalità: direi che "omologarci" al cosiddetto "mainstream" corrisponde al criterio di normalità che in realtà esiste, fa parte della nostra vita.
E mò basta co sti' che flash! Ma chi te l'ha messi in testa ;DDD?!?!?!?! Bello Dragon salvaténdini eh???? Un bacio

Anonimo ha detto...

di recente pensavo a quanto amore c'è nella mia vita, e quanti pochi fidanzati (well, you know what I mean) e mi chiedevo: ma com'è l'amore "sentimentale!? Cioè: che cosa mi manca per sapere stare in coppia? Di quale razza di muri a me invisibili, ma ovviamente ben visibili agli altri, mi sono circondata?
Da una parte ho nostalgia di quella parte di me che era una "fidanzata" compulsiva, da un'altra parte mi rendo conto che sono diventata assai diffidente e che ahimé non si può pretendere un fidanzato con la garanzia di 2 anni come un dvd recorder.
Ma quando mi spaparanzo nel mio grandissimo letto - se ho ancora la forza di pensare - mi chiedo quanto desidero un corpo (e tutto quello che ne consegue) a condividere quello spazio faticosamente conquistato. Insomma 6 anni di spicoterapia, 4 di counseling, 49 di vita e la ragazza è ancora così confusa....
Abbastanza intimista per una domenica all'una di pranzo, vero?

Anonimo ha detto...

ma come arrivano qui queste pubblicità?????

Anonimo ha detto...

c'è lo spamming anche sui blog. ma ho cancellato il messaggio. inutile, lungo e noiosissimo, tra l'altro.