sul comodino del dr. ing. che dorme accanto a me ultimamente è poggiato questo libro:
l'ha scritto uno dei suoi idoli e gliel'ha regalato la luce dei suoi occhi (a scanso di equivoci, sono io, lupus avvisato...) per il compleanno. Odifreddi piace molto anche a me. e molto mi era piaciuto anche Perché non sono cristiano di Bertrand Russell, ricordo che ai tempi del liceo ne rimasi folgorata.
tutto questo preambolo per dire che anch'io mi sono chiesta più volte perché non sono cristiana, men che meno cattolica. e una ragione c'è.
le prime comunioni, in tutt'Italia, credo, si fanno sempre in maggio. e in maggio, in genere, il campionato di calcio è agli sgoccioli, di solito verso metà maggio si sa sempre chi vincerà. si dà il caso che nella famiglia di mia madre (di mia madre, lo sottolineo, perché, parafrasando una ben più famosa frase di mio nonno, di cui credo vi parlerò presto, Marmugi juventini un ce n'è) si annidi il germe bianconero. giusto due figli di una sorella di mia nonna, i cugini di mia madre. lo so che non è bello avere dei parenti juventini, ma lo era ancora meno negli anni Ottanta, quando loro vincevano tutti gli anni, e sottolineo che loro erano due adulti grandi e grossi, mentre io uscivo giusto dall'infanzia e mi affacciavo timida (timida? io?) all'adolescenza.
orbene, questi due loschi figuri mi rendevano la vita impossibile, mi telefonavano tutte le domeniche per commentare i risultati (ripeto, due adulti contro una bambina, giusto due juventini potevano farlo) e mi rovinavano sempre i pranzi in famiglia. il peggio arrivava, appunto, a maggio. c'erano le comunioni, la famiglia si riuniva e loro avevano vinto lo scudetto. e giù botte (metaforiche). credo che sia colpa loro se ho iniziato a odiare le comunioni, e di conseguenza la religione, e ad allontanarmi consapevolmente dai preti e dalle chiese.
morale: non tutti i mali vengono per nuocere. nemmeno avere parenti juventini.
30 maggio 2007
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8 commenti:
Chiara tutti i miei parenti sono juventini, a parte uno zio rinco per il cagliari e un lontano cugino interista, sia benedetto lui e la memoria di jair, il cane....
la mia vita è un percorso di resistenza ;))))
santa donna!
A proposito di calcio e cristianità: Ero una bambina rotondetta. Ok, forse un gocciolino più che rotondetta ... Comunioni e battesimi, natali e natalini, pasque e feste comandate in genere erano sempre una buona occasione che le mie cugine/i con i relativi genitori, quasi tutti secchi come manici di scope, coglievano al volo per prendermi degnamente per i fondelli chiamandomi "Botticelli" o, meglio ancora, "Elefantino" (senza riferimenti al mio nasino alla francese !!!). Oggi credo di poter affermare che SICURAMENTE erano un branco di juventini, juventini secchi e stronzi. ma oggi posso anche affermare che IO sono molto cambiata, mentre LORO, sono rimasti le solite scope secche e sgangherate bòne altro che pe' da' in terra! alla facciaccia loro, delle comunioni e de' parenti, SERPENTI.
o Barbchen (amabarbchengerl, inabarbchenworld), ma che dici? sei secca come un uscio, mannaggia a te e ai tuoi pasti ogni tre ore.
come direbbe Benigni: secca sì, ma bellissima. e non juventina.
salutami il marito finto e illegittimo dal nome splendido
Chiara, in fatto di passioni interiste ti segnalo, se per caso non l'avessi ancora visto/letto, il libro di Franca Cavagnoli (che a quanto pare non è solo traduttrice) Non si è seri a 17 anni (Frassinelli 2007, pp. 181, € 16). Quarta di copertina: «Nella Milano degli anni Settanta, due ragazze diciassettenni caratterialmente diverse, ma entrambe figlie della classe operaia, si stringono in un'amicizia rara, controversa e profonda. La prima, cane sciolto del movimento studentesco, è irruente, anticonformista, tenacemente padrona della sua vita. La seconda invece è una ragazza cattolica che sta attraversando una crisi mistica profonda. Entrambe soggette a cicliche crisi adolescenziali, riescono sempre a uscirne grazie alla lettura e a un grande amore: una per il calcio, è tifosa dell'Inter di Herrera, l'altra per un ragazzo. Mentre gli anni di piombo fanno il loro ingresso sulla scena politica italiana, due voci fresche e inaspettatamente mature raccontano al lettore della loro fatica di diventare grandi, superando piccole e grandi tragedie».
grazie Nazza della piacevole segnalazione, non conoscevo questo libro e non vedo l'ora di leggerlo. vorrei comunque precisare che ai tempi dell'Inter di Herrera io non ero nemmeno nata ;-)
Allo stadio l'Inter allenata da Herrera io non sono riuscito a vederla, ma diversi giocatori di quella squadra sì, nei primi due campionati dell'Ascoli in serie A: 1974-75 (0-0) e 1975-76 (2-0, con doppietta di Silva all'82' e 83', e prima storica vittoria ascolana su una grande). Sono decisamente vecchietto :-)
Nazza, io nel '74-'75 allo stadio ci andavo, con mio padre, a cogliere le margherite.
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