20 settembre 2005

l'hanno sciabordato bene!

lo so che mi creerò una valanga di nemici (i napoletani sono dappertutto e mi sorge un dubbio: loro il bollo lo pagano?), ma vorrei comunicare al mondo che l'avvenuto miracolo dello scioglimento del sangue di s. gennaro non mi ha cambiato la vita.
diciamo pure che non me ne frega nulla. e che sono d'accordissimo con la mia amica Margherita Hack, segno zodiacale maiale, come me, "perché 'un si butta via nulla", quando dice che il miracolo riesce perché sciabordano l'ampolla per benino.

già che ci sono, dedico alla mia astrofisica preferita anche due versi del Maestro (in effetti era un po' che non lo citavo):

Stelle

Ma guarda quante stelle questa sera
fino alla linea curva d'orizzonte,
ellissi cieca e sorda del mistero là dietro al monte
Si fingono animali favolosi,
pescatori che lanciano le reti,
re barbari o cavalli corridori lungo i pianeti
e sembrano invitarci da lontano
per svelarci il mistero delle cose
o spiegarci che sempre camminiamo fra morte e rose.
O confonderci tutto e ricordarci
che siamo poco, che non siamo niente
e che è solo un pulsare illimitato ma indifferente.

Ma guarda quante stelle su nel cielo
sparse in incalcolabile cammino,
tu credi che disegnino la traccia del destino ?
e che la nostra vita resti appesa
a un nastro tenue di costellazioni
per stringerci in un laccio e regalarci sogni e visioni,
tutto sia scritto in chiavi misteriose,
effemeridi che guidano ogni azione,
lasciandoci soltanto il vano filtro dell'illusione
e che l'ambiguo segno dei Gemelli
governi il corso della mia stagione
scontrandosi e incontrandosi nel cielo dello Scorpione ?

Ma guarda quante stelle sterminate
che senso avranno mai? Che senso abbiamo?
Sembrano dirci in questa fine estate: siamo e non siamo
e che corriamo come il Sagittario
tirando frecce a simboli bastardi,
antiche bestie, errore visionario, segni bugiardi.
C'erano ancora prima del respiro,
ci saranno alla nostra dipartita,
forse fanno ballare appesa a un filo la nostra vita
e in tutto quel chiarore sterminato,
dove ogni lontananza si disperde,
guardando quel silenzio smisurato l'uomo si perde.

(D'amore, di morte e altre sciocchezze, 1996)

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